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Capitolo XV.

Nella comica torre di Albraccà.

— Caro maestro — disse il marchese incontrando Aquilino, — l’altra sera a tavola mi sono lasciato trasportare. Ma sarei dispiacente che voi aveste frainteso. Venìtemi a trovare nel mio studio. Voi ci potete venire in due modi: palam vel clam: ma se ci venite clam, sarà meglio. Sono ottantasette scalini, di cui ventinove appartengono ad una scala a chiocciola.

Fu così che Aquilino entrò clam nello studio del signor marchese, cioè nella torre di Albraccà.

Tempo era di primavera; e dai finestroni aperti l’occhio correva sull’ampia distesa dei tetti. Ma anche lì, nel mondo dei tetti, la natura riprendea l’universale suo impero , anche lì, a suo modo, fioriva la primavera, piccola primavera silenziosamente.

Il sole, entrando a ondate d’oro, suscitava

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