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— Studio, signore.

— Oh, guarda! e cosa studi?

— Il liceo, signore!

— Il liceo? — E colui corrugò le ciglia.

— Il liceo, sì: oh bella! Perchè mi guarda così?

E parve ad Aquilino che gli occhi di quell’incognito lo fissassero stranamente. Ma fu un attimo. Attinse dalle tasche altre manciate di confetti, e a forza li insinuò nelle tasche di Aquilino. — Così ne porti anche alla mamma che aspetta, vero? Oh, puoi accettare senza scrupoli. Io sono il padrone delle cose dolci: io vivo sempre in mezzo alle cose dolci.

— Cosa?

— Sono un dolciere. Vai, vai!

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