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— Mòrior, mòreris e non morèris — diceva
Bobby. — Volo, nolo malo. Volo vis, vult.
Il volto del marchese era tutto illuminato.
— Ha una memoria, ha una prontezza....
— diceva Aquilino.
— Paparino , paparone , sai? — disse Bobby di botto. — Con gli altri miei compagni, io detengo il record dei verbi irregolari.
— Ma pensi, figlio mio? connetti? rifletti?
— domandava lui. — In principium e rat verbum, cioè in principio c’è il verbo, io penso.
Buon uomo! Ma non sapeva che una delle qualità più spiccate di Bobby era non pensare?
— Paparino, i Romani quanta più gente ammazzavano, tanto più erano forniti di virtù, virtute praèditi.
Questa sortita di Bobby disorientò lì per lì il marchese: ed allora Aquilino fu pronto a spiegare a Bobby come la parola virtù aveva in antico un significato un po’ diverso, cioè indicava più specialmente le molteplici energie dell’uomo.
— Perfettamente — disse il marchese, — virtus è la qualità specifica del vir. Un po’ di latino mi ricordo anch’io.
Ma vir vuol dire «uomo!» E Bobby sapeva alla perfezione il nome vir. Nome irregolare!