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— Chi, fanno bene, signor conte?
— I Tedeschi! Fanno da anti—Cristo! L’uomo è una cattiva pecora. Ah, povero Aquilino! Queste sono cose che riguardano te, e non me; perchè io me ne vado. Abeo, abìbo e, ohimè, non redìbo.
Aquilino cercava parole di conforto. Ma il conte faceva, con gli occhi, segni di no.
— Lo sai?
— Che cosa, signor conte?
— Esco di minorità. Però, credi: è difficile imparare a morire....
Aquilino cominciava a sentirsi un male dentro come se anche lui avesse dovuto avviarsi per il viaggio delle tenebre. Oh, c’era tempo per lui; ma in quel momento sentì che anche lui, pur nella sua giovinezza, era un inquilino sopra la terra, corrente verso la morte. Ebbe paura, e niente seppe rispondere al conte.
Questi allora continuò con un piccolo sorriso:
—.... perchè i vivi non sanno le molte cose che sanno i morti; e i morti non le dicono.
E dopo un poco riprese:
— Ti devo dire una cosa.
— Quale, signor conte?