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Capitolo III.

I dèmoni.

L’estate di poi, quando Aquilino prese la sua bella licenza liceale con tanti bei punti, ci si sarebbe dovuto mettere anche il nome della mamma sua, perchè è vero che Aquilino studiò; e con Cicerone e con Orazio parlava quasi a tu per tu di tutte quelle cose sublimi; ma tutte quelle umili parsimonie, quelle minestrine col battuto, coi ceci, e tutte quelle maglie e giubboncini pel mercante, a furia di tic e tac coi ferri da calza, li aveva fatti pur lei!

Ed era perchè tutte queste necessità domandavano la preminenza che i calzoni di Aquilino eran rimasti corti e sgraziati tuttavia.

— Ah, i tempi — diceva talora Aquilino — i tempi, mammina, che era vivo il povero babbo, e portava dalla campagna, e uova, e

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