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il misterioso frutto del loto. Si ricorda, professore, quando lei mi spiegava la storia del

delizioso frutto del loto, che non si sa bene che cosa sia?

Aquilino, infatti, sentiva il bisogno di gridare la sua felicità.

Rispose: — Realmente, caro Bobby, sono felice di avere, l’altra notte, sperimentato le mie energie. Io non ho mai dati pugni in vita mia, e credevo che se ne potesse fare a meno. Oggi vado mutando opinione.

— Allora avevo ragione io a volere sempre bastonare Cettivaio....

— Può darsi, caro Bobby.

E vi è stato un infelice poeta, Giacomo Leopardi, il quale osservò melanconicamente che la donna è del tutto inconsapevole dei magici effetti che ella induce sull’uomo con la sua bellezza.

Vero è che Aquilino, trovandosi ora in belle condizioni di salute e di giovinezza, fece, invece, entro se stesso più lieta osservazione, cioè che l’amore di miss Edith lo faceva cantare, quasi egli fosse stato un rosignolo o un poeta.

T.a Afadonna di Marna. jo

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