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st’ottobre a Napoli, a far l’esame di licenza per lui. Oh, mi pagavano bene, per quello!
— Davvero? — disse il conte facendo una faccia severa. — Ma sai che son brutte cose, disoneste cose?
— Lo so, ma anche la miseria è brutta. Il conte a questa risposta non replicò.
— Sarai fresco di studi, bimbo mio, ma devi sapere che le bàlie di primo parto riescono di solito poco bene. Bisognerebbe — aggiunse poi sorridendo affettuosamente — che su quella faccia da signorina tu ci potessi appiccicare un paio di baffi più seri.
— Ah, per quello lasci fare a me. Se voglio essere serio, lo so fare, sì! Il più è che quella signora non sia cattiva. È cattiva quella signora?
— Tutte le donne son buone. Sai come dicono a Napoli? Quanf è bbona!
Ritornando a casa, quella sera, Aquilino faceva, per il viale, salti di felicità. Ti porto bene, o mamma, qualcosa di meglio che i confetti, mamma!
E anche la mamma fu tutta felice: un terno al lotto.
Avevano quasi paura di sperare, tutti e due,