Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 124 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - La cagna nera.djvu{{padleft:128|3|0]]
Un giorno che si era a spasso assieme, il direttore abbozzando un suo sorriso acido, con la sua voce melata di imperciocchè, squadrata che ebbe di traverso la cagna che mi appuntava, poverina, il muso fra i polpacci, disse con un tono che voleva non parere ed era invece serio nell’intenzione:
— Egregio professore, codesta sua bestiola eccita i sensuali appetiti di tutti i cani della città. Però — aggiunse sorridendo — essa sembra verginella e timorosa di questi amori volgari. Ad ogni modo — concluse mettendo in rettilineo le labbra che prima si erano curvate per il sorriso, e levata la sfumatura di non parere alla voce — ad ogni modo io giudicherei conveniente che ella la ritenesse rinserrata in casa per evitare lo sconcio che imagino pure a lei non debba riuscire piacevole.
— La terrò in casa o la condurrò dove non c’è gente — risposi asciutto asciutto.
— Sarà per lo meglio — e raddrizzatosi e compostosi della figura, sciorinò il Popolo Romano e cominciò con molti: veda! capisce! eppure! la interminabile serie de’ suoi commenti vespertini, da cui lo distoglievano i saluti