< Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 145 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - La cagna nera.djvu{{padleft:149|3|0]]

Era giunto senza avvedermene dove il sentiero sboccava su la via maestra e Patirai era di fronte a me che stavo fermo sull’estremità della strada, dove lo scoglio rompe e scende, fondo e livido, nel mare. Essa mi fissava con quelle umane e umide pupille che io credo verosimilmente leggessero dentro la mia anima; e non si moveva nè abbaiava.

«È inutile — meditai —, il problema della vita non l’ho capito: un compito su cui ci lavorai tanto! Zero punti, maestro; e, pur troppo, senza il beneficio di ripetere l’anno o la prova! Terribile problema!»

«Problema facile», mi sentii contraddire timidamente.

In quel punto Patirai aveva mandato un lieve guaito che lacerò l’incombente silenzio delle cose.

«Problema facile..., quasi tutti lo risolvono!...» e quelle pupille mi guardavano con muto dolore, e il guaito si ripeteva.

Allora non ricordo come avvenne che la paurosa calma che mi occupava si mutasse in improvviso furore, in una rabbia delirante di annientarmi e di annientare tutto. Ricordo che

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.