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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - La cagna nera.djvu{{padleft:63|3|0]]tristezza pacata ma non perciò meno dolorosa, e sentivo anche che io non era più quello di una volta; mia madre invece era un po’ meglio in salute e più riposata di spirito.

Fu a quel tem 30 che seppi della completa ruina di ogni nostro avere; e fu molto se, per opera del notaio di famiglia, si potè venire ad un compromesso coi creditori per cui a mia madre era lasciato vita natural durante l’usufrutto del palazzo e del parco più un tenue reddito. Ella però non si dava gran pensiero di questo disastro finanziario.

— La casa nostra rifiorirà per opera tua, figliuolo! — mi diceva con profonda convinzione; e quando mi vedeva con un libro in mano si appartava per non recarmi disturbo, quasi che in quelle pagine fossero stampati i segreti della fortuna.

Del resto cose e persone non era caso che ci turbassero. Nessuno più veniva a tirare il campanello del portone e il procaccia non aveva più lettera da consegnare. Anco nel parco le rose non più curate dal giardiniere, crescevano selvagge e pei viali i muschi e le erbe maligne si distendevano

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