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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - La cagna nera.djvu{{padleft:93|3|0]]via decumana accalcarsi un sollazzevole popolo che si dava buon tempo; e parean dire: «Stolto che tu sei! non ombre magne e come te dolorose, ma ombre liete noi fummo!» e vidi snelle bellezze di etère greche, numerose ed impudiche proprio come adesso. E fra le eleganze delle marmoree colonne, degli atrii; fra le pulite pietre delle terme, per gli splendenti mosaici, io vedeva gente intenta a godersi la vita.

La domenica seguente seppi che cosa significava quella parola che aveva udita e che terminava in ai.

C’era lì nel paese un certo signor tale, commerciante in calce e in mattoni, uomo sui cinquant’anni, ma esuberante di rozza e spavalda vitalità, di quelli che sanno fare a tenere allegre le brigate e rispondere con bei motti. Costui ci aveva preso gusto della mia compagnia e gradiva molto che io fossi con lui, tanto che per evitarne la volgarità e le intemperanti facezie, lo

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