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antidotum impietatis | 125 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Lepida et tristia.djvu{{padleft:203|3|0]]mentre questi tutto smarrito dall’angoscia e dal terrore, sbarrava le pupille contro quell’imagine, una seconda testa, luminosa come la prima, si veniva formando nel luogo istesso dove si era formata l’altra; e pur questa seconda oscillò, e si mosse smemorata e silenziosa come un barbaglio e salì su la parete accanto alla prima. E così una terza, una quarta; e finchè rimase posto su la parete, novelle teste del cieco si venivano formando, e tutte in fila guardavano immobili messer Anastagio.
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Al mattino, quando le guardie scesero nel sotterraneo, videro il loro signore disteso morto con le braccia aperte accanto alla carogna del cane barbone, appena coperto da poche palate di terra.
Ed è per questo che voi leggete anche oggi su la porta del sotterraneo la scritta: Antidotum impietatis.