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di un povero diavolo 139

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Lepida et tristia.djvu{{padleft:217|3|0]]diede il segno della partenza per la sala attigua ove erano imbanditi i vassoi del caffè e del liquore.

Io non potei a meno di volgere un ultimo sguardo a quell’eccellente torta, a quello spumante vino che dovevo così crudelmente abbandonare, e che non avrei mai più riveduto.

Io me ne partii con un bel chiaro di luna e per un bel silenzio notturno dall’ospitale dimora del signor conte Blasius; pensava però lungo la strada che se un giorno verrà quella fortuna che il signor Commendatore di destra mi disse di aspettare, intendo bensì avere ai miei servizi un cuoco dell’abilità e dell’ingegnosità del cuoco di casa Blasius; ma non per questo rinuncierò a mangiare adagio ed in silenzio come fanno i frati e con l’umile pane, benedetto, pel companatico.



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