< Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
242 i misteri del giovane cuore

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Lepida et tristia.djvu{{padleft:320|3|0]]ben isnella e alta sotto quelle goffe vesti: fece fermare il tram, passò davanti all’idolo: gli occhi velati di bistro e gli occhi ridenti della giovinetta si scontrarono ancora, e scese.

Scese e voltò per il viale dei villini.

Dopo alcun tempo (ma io credo che un quarto d’ora non fosse trascorso) mi accadde di dovere io pure attraversare quella via; e con grande sorpresa vedo ancora la giovane operaia che leggeva, camminando a pena, le sue lettere.

Passandole accanto, non potei a meno di sussurrarle questa sublime e antica sentenza: Amor omnia vincit. Nè ella se ne mostrò offesa, anzi parve riconoscermi e capire bene quel latino, perchè mi sorrise con gradita amabilità.

— La difficoltà è nella scelta — diss’io gravemente. I suoi occhi lampeggiarono sopra di me. E vi passò

da prima questo pensiero: «Cosa c’entra lei?» Ma un secondo pensiero più forte subentrò al primo e questo fu espresso con un sospiro: — Aimè, è proprio così, signore! Oh, come ha fatto lei a indovinarlo? — Io le dissi che avevo grandi studi e grande esperienza del cuore umano, e perciò non solo sapevo indovinare i pensieri, ma davo anche dei buoni consigli. Queste parole e i miei modi garbati finirono per rassicurarla, e perchè il suo animo avea bisogno di confidarsi e di espandersi, così mi parlò liberamente.

— Questa prima lettera è di un bravo giovane, savio, che mi vuole un bene.... un bene..., e mi scrive delle lettere che bisognerebbe stamparle. Pensi che ha passato tutte le scuole!

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.