< Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

l'istituto dei rachitici xxi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Lepida et tristia.djvu{{padleft:33|3|0]] hanno di solito quella precocità che è carattere dei rachitici.

Le scuole, inoltre, sono tenute benissimo; e per nettezza, ricchezza di arredi e di materiale didattico, savia disposizione di ambiente, credo, pur troppo che non temano di rivaleggiare con le scuole publiche. Notevole è pure la cura nella scelta dei banchi e dei sedili, de’ quali fin dall’inizio dell’istituzione lungamente e con amorosa minuzia ebbe ad occuparsi il Dottor Edoardo Pini, come ognuno può vedere nell’opuscolo citato innanzi.

Il miglioramento che molti di quei cari piccini presentano, sì per effetto della cura rigorosa come per il nutrimento migliore, è da vero sorprendente. Pietoso talvolta è lo sforzo della scienza, costretta ad arrestarsi davanti all’impossibile. Certi bimbi graziosi, dalla fisonomia aperta e buona, dal busto ben formato, posano su gambe accorciate della metà. La mano dell’Invisibile si è obliata di quasi tutto il femore.

Emilio Praga in una sua fremente e potente lirica intitolata: Ad un feto, ha questa terribile dimanda:

Egli che fa degli uomini
  i suoi superbi versi,
  egli vi mesce sillabe
  mute, e sdegna la lima?
  incespica una rima
  chi il mondo improvvisò?

Alle tre e mezzo comincia la partenza degli

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.