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La bora 133

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Una notte la bora soffiava forte sul mare; non era il sabato e una voce rimbombò dalla strada:

— Bettina, verzi la porta: son mi, el to omo.

Ma la casetta era immersa nel sonno della notte autunnale.

A un tratto tremò tutta la casa. Mènego aveva urtato contro la porta.

— Seu vu? — domandò una voce da uno spiraglio della finestra.

— Son mi, Bettina. Semo arrivati in porto a pericolo de vita. Bora, bora grande in mar.

Bettina venne ad aprire.

L’uomo faceva tremare tutta la piccola casa.

— Bettina, no te impizzi el lume?

— No se vede lo stesso per quel che gh’avè da far?

Ma quando fu sul limitare del tàlamo, l’uomo si arrestò. Annusava forte.

— Cossa xela sta spuzza?

— Me son lavada con l’acqua de bon. Vegnì a letto, Mènego, che xe freddo. Cosa feu, Mènego? Ma rispondeu, Mènego! Seu deventà matto, Mènego?

Dalla tonaca marinaresca Mènego levava la

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