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Cose da manicòmio. 65

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— Interessante il dottor X***, — diss’io. — Dunque non conduce affatto una vita ordinata?

— Giuoca, — disse la signora, — tutta la notte. — E, — abbassando pudicamente la voce, — donne!

— Quello che dicevo io: Il dottor X*** è uno che non vuole ammalare, che non vuol perdere il suo periostio psichico. Egli abbraccia le carte e le donne per avere la sensazione di una realtà qualsiasi. Veda: ognuno di noi, per vivere, ha bisogno di abbracciare qualche cosa. Mi guarda con stupore, signora? Il dottore abbraccia le carte e le donnine, il filosofo abbraccia le nuvole, lo strozzino abbraccia i suoi titoli, il Kaiser abbraccia i suoi cadaveri, i proletari abbracciano il sol dell’avvenire: ognuno, per vivere, abbraccia una sua follia; e il neurastenico è precisamente colui che non ha più niente da abbracciare: vive nella morte!

La signora mi guardò con smarrimento profondo:

— E io cosa abbraccio? — mi domandò.

(Mi venne quasi da ridere pensando che suo marito, che ella molto amava, la ha abbandonata con due figli, dopo averle mangiato quel po’ di dote che aveva.)

— Lei abbraccia quella lì.

Indicai la crocetta d’oro con Cristo.

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