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Questioni proposte da Santippe a Socrate 103

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Santippe.djvu{{padleft:120|3|0]]morente gli durava ancora nel cuore. Dolce è il profumo d’ambra e di rose che sprigionava il corpo di Cleonetta: dal disfatto corpo di Assioco già si diffondeva il lezzo della morte. Misteriosi sensi! Eppure vi doveva essere una resurrezione; un divino eterno ritorno!

Il sole faceva splendere la non lontana marina. Lontano, lontano, in più lontano mare, ecco apparire le Isole Beate; e sul prato dell’asfodelo sotto il gran verde di belle piante, sorridevano coloro che piansero in vita; quelli che più soffersero per ingiusto giudizio, erano colà da più veri giudici consolati.

Felicità inconcepibile! E allora Socrate ripetè a sè stesso quelle parole che poco prima aveva dette ad Assioco: «Da quest’ora l’anima mia desidera la morte!»

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