< Pagina:Panzini - Santippe.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Come Santippe ferì Socrate nel cuore | 121 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Santippe.djvu{{padleft:138|3|0]]ma, tristi sono le tue parole. Tu dici di rispettare le leggi della nostra città, ma io sento che tutto l’edificio fabbricato dagli uomini trema con sinistri rumori dalle fondamenta alle tue parole.
— Io sono l’uomo mansueto, — disse Socrate.
— Ma sotto la tua mansuetudine, c’è un terrore di ribellione. Sai che spesso ho paura per te, Socrate.
— Paura? di che? degli uomini? della morte, forse? Temere la morte null’altra cosa è che sembrare di essere saggio, senza essere.
*
Ma così conversando, essi erano oramai giunti alla casa di Callia, il quale aveva l’alto onore di ospitare Prota-
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.