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Il colloquio fra Anito e Meleto 179

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Santippe.djvu{{padleft:196|3|0]]avessero intercluso l’udito, voi avreste inteso che Socrate non parla soltanto degli asini col basto, ma parla anche di una voce misteriosa che ogni tanto gli ragiona, e lui solo ode, e lo mette in diretta comunicazione con Giove. Ora vostra Celsitudine può capire molto bene che se tutti gli Ateniesi fossero, come Socrate, in diretta comunicazione con Giove, io sommo pontefice, io arconte basileo, che servo appunto da interprete fra gli uomini e gli Dei, fututus sum!

Detto ciò, Meleto tacque e sorrise. L’orlo del suo manto era scomposto, e se lo ricompose.

Ne dia, — esclamò Anito, — ma allora se tutti gli Ateniesi diventeranno ragionanti e ragionevoli, anch’io, arconte polemarco, fututus sum!

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