< Pagina:Panzini - Santippe.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Santippe nella prigione di Socrate 213

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Santippe.djvu{{padleft:230|3|0]]

— Eh, che non ci credete più neppur voi a Giove Olimpio, buffoni!

E a quell’invettiva il bambinello che aveva, coi grandi occhi attoniti, sull’alto della spalla di Santippe, assistito a quella scena al lume delle lanterne che ingiallivano già per l’alba nascente, scoppiò in pianto dirotto.

— Sta buono, cocco di mamma tua, sta buono; ora andiamo dal babbo. Vuoi vedere il babbo? Sì? Ora lo andiamo a vedere. Ma non piangere.

E salì dietro gli Undici, i quali erano molto seriamente occupati a levare le catene a Socrate.

Ora appena fu entrata: — Socrate, Socrate, Socrate, — esclamò Santippe — ma dunque è vero? Ma perchè ti sei difeso così male? Anche Pericle si è messo a piangere davanti ai giurati, e tu

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.