< Pagina:Panzini - Santippe.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Avvertimenti agli infelici figli di Santippe 237

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Santippe.djvu{{padleft:254|3|0]]fida mente, e dopo aver meditato su la morte di Socrate, si era convinto della necessità di divenire magnificamente belluino, e perciò era diventato uomo politico, come Anito e Meleto; Platone, il soave Platone, quando ebbe visto il suo povero Socrate ridotto a quel modo, col naso all’insù, si era messo in un gran spavento, ed aveva giurato a se stesso di non occuparsi se non di cose tanto alte e sublimi che nessuno ci trovasse a che dire.

«Anche nella storia dei filosofi, — meditava l’antiveggente Platone, — c’è puzza di sangue e di bruciaticcio. È bene cercare la immortalità per altra strada che non sia la prematura morte.»

Perciò Santippe, che si era recata a trovare il buon Platone, non lo trovò.

Andò da Alcibiade. Ma la casa di lui

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.