< Pagina:Panzini - Santippe.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Socrate per le vie di Atene 61

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Santippe.djvu{{padleft:78|3|0]]

— Sì bene, o Socrate, e come si chiamano esse?

— Una si chiama Aretè (Virtù), l’altra Enkŕateia (Temperanza): e poi c’è Dike (Giustizia), c’è Sofrosine (Saggezza).

— Sta buono, Socrate; tu hai tempo da perdere: lasciami andare per le mio faccende.... Dike è un pezzo che ha abbandonato il mondo degli uomini. Lo dice anche Esiodo. Si vede che fra noi non ci stava troppo bene ed ha chiesto a Giove il passaporto.

— Ma di’, amico, non vogliamo noi diventare belli e buoni, e richiamare in terra la nobile Dike, anche se ella si è disgustata di noi, e promettere di non farle più oltraggio? E non ci piglieremo noi cura della bellissima Aretè, figlia abbandonata? E non ti pare ella cosa

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.