< Pagina:Panzini - Signorine.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

Come la gentile Irene non fu fedele 139

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Signorine.djvu{{padleft:141|3|0]]

La signorina non si mosse più che una statuetta di biscuit.

E allora l’avvocato Carrà trovò che c’erano altri punti importanti perchè aggiunse così:

Badi bene, signorina, che io non sono cavaliere, come diceva quell’altra che è andata via. Io saluto, non saluto, sto in piedi, sto sdraiato, sto con le gambe in aria, e fumo. Se non le va, lo dica prima.

– Fumo anch’io – disse la signorina.

Questa semplice risposta sconcertò l’avvocato. Tornò a guardare su e giù, e poi disse: – C’è dell’altro! C’è il caso che lei, qui, senta qualche ragionamento che non si trova nei libri della costumata gioventù. Se questo genere di letteratura non le va, non stia a sentire come faceva quell’altra signorina.

E aspettò che la signorina Irene rispondesse qualche cosa.

Ma la signorina Irene nulla rispose.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.