< Pagina:Panzini - Signorine.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

Come la gentile Irene non fu fedele 141

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Signorine.djvu{{padleft:143|3|0]]e gli sleeping cars. Queste cose poi si vedono anche, e meglio, al cinematografo.

L’amante di Irene Pergolini era onesto e si chiamava Gennaro: era un postelegrafònico, portava un colletto smisurato, ma non perfetto.

Ogni sera, alle sette, Gennaro era di servizio alla portineria dell’avvocato Carrà.

Prima settimana: disse l’avvocato Carrà alla signorina Irene: – Senta, dica al suo amante di aspettarla un po’ a distanza. Pare un usciere per il sequestro.

– Amante? Oh, signore! Il mio fidanzato! Ha già chiesto il trasferimento a Napoli.

– Bene, ma si guardi dai napoletani – dice l’avvocato Carrà. – Sono di una gelosia intollerabile. Mi risulta dalla pratica professionale.

– Se non mi troverò bene – rispose la signorina Irene – mi separerò. Il me-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.