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Il Cav. Bajs, uomo morigerato, quel giorno era eccitato. La colazione era stata succolenta ed i giovani pittori e giornalisti – alla solita tavola del ristorante – avevano tenuto ragionamenti di un futurismo rovente su Fifina e su Rosina, sì che egli aveva seriamente protestato, tanto in nome proprio, quanto in nome della morale, quanto e più specialmente in nome della misura, la quale costituisce il freno, non pure dell’arte, come dice Dante, ma della vita.

Ma i giovani avevano risposto: prima, che lui, Cav. Bajs, non si scandalizzava, ma si divertiva; secondo, che Dante, ai suoi tempi, non era in grado di capire il divino stato orgiastico, frigio, micenico, dionisiaco che

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