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120 | i trionfi di eva |
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Chiesa non propriamente, chè la parrocchia è lontana, ma una piccola cappelletta ove si officia soltanto ne’ mesi d’estate per comodo de’ forastieri.
Poche dozzine di persone essa può contenere; e la più parte del popolo ascoltano la mirabile mistica storia della passione di Cristo sotto una tenda che già fu antica vela e conobbe la tempesta del mare. Ora difende quel popolo dal sole. La domenica quivi si officia e la leggenda del sacrificio mirabile cade — stilla preziosa — nel cuore degli umani.
Fra quella folla silenziosa la figura di Nadina sopravanzava. Vestita di bianco, uno zendado azzurro le fascia la testa e le passa come un soggòlo monacale sotto il mento.
— Pare la Madonna!
Questa fu la parola, ed era stata detta da un pescatore nel momento che ella, finita la messa, si facea largo per tornare a casa.
Ma allora un’altra voce si udì:
— Beatrice di Dante — ed ella volse l’occhio.
Era stato l’uomo dai sandali francescani.
Nadina fissò. Il complimento, retorico, le era parso uno scherno. Ma vide l’uomo chinare il volto e arrossire vergognosamente d’essere stato sorpreso.
Nadina ne fu turbata.
Il dì seguente, mentre dipingeva nella Pineta, sentì un passo dietro di sè.
Si volse.