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il trionfo del marito di clodio | 13 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Trionfi di donna.djvu{{padleft:17|3|0]]voi per le ragioni testè addotte, io perchè non posso pensare ad Elena, figlia di Leda e di Giove, senza associarvi l’idea di una perfezione di linee insuperabile.
Ora la dama in discorso è classicamente imperfetta: uno statuario la rifiuterebbe per modello.
— Quand’è così abbandoniamo la mitologia — disse il Dottore.
— No! perchè il tipo c’è — dissi io.
— Quale?
— Ippolita, regina delle Amazzoni.
— Egregiamente! voi mi ricordate memorie obliate della scuola. Ippolita cavalcatrice di bianche pulledre indomite, coi crini che spazzano il suolo, succinta ed arciera: senonchè i tempi non permettendo più alle donne di questo raro tipo, tali esercizi, ella, il marito di Clodio, si accontenta di fumare un numero incredibile di sigarette, di spingere l’automobile a novanta chilometri all’ora, di far delle volate in bicicletta, di avventurarsi al largo nuotando per più d’un chilometro, di montare in barca quando il mare fa paura e le altre dame si ricorderebbero del segno della croce se vi si dovessero arrischiare. Del resto, osservate: il popolo ha avuto intuito esatto di questi istinti virili così anormali quando ha creato il nome assurdo di marito di Clodio.
Ed è appunto in questa maschilità rinchiusa in forme muliebri di rara avvenenza, maestose