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230 i trionfi di eva

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Ebbi — confesso il mio pudore maschile — vergogna di spingere l’occhio dentro la vettura: vergogna per lei.

«Le tendine sono abbassate!» ma non avea formato questo pensiero che la bicicletta passò dinanzi alla vettura.

Le tendine non erano abbassate: in fondo era sdraiato un giovane, un bel giovane biondo — come potei giudicare dall’attimo — uno di quei tanti tipi di stereotipa eleganza e fisonomia che caratterizzano il ceto ricco e mondano.

E la dama?

Scomparsa.

Un uomo meno preoccupato del gravissimo disastro nel monumento della Morale, avrebbe ragionato così: la dama è scomparsa perchè è smontata dalla vettura, è smontata dalla vettura privata per prendere un innocuo calesse da piazza.

Se tu fai la posta davanti alla sua casa, la vedrai fra breve arrivare o a piedi o in carrozza e così saprai per certo se è lei veramente.

Ma a mia giustificazione debbo dire che io dalla frase udita avevo ricevuto convinzione piena che fosse lei, e perciò non tanto mi pungeva curiosità di avere per gli occhi maggior conferma, quanto mi agitava la passione, il dolore di veder crollate a terra le nobilissime torri del più bello fra gli edifici: quello della moralità della famiglia!

E tutto questo perchè?

Per effetto di una inoculazione di virtù subìta

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