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242 | i trionfi di eva |
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Ebbene no, piccola Mimì! voi non siete morta etica nè in altro modo. O non avete voluto o non avete potuto.
Me ne duole per le rose e pe’ fiori, e ne godo per voi.
Io da quel tempo — e ne son passati degli anni — ho avuto tante cose da fare che ho dimenticato le rose, i piedini così ben calzati, gli stornelli, la tisi, l’assenzio (quello ne’ calici, si intende, giacchè dell’altro assenzio ne ho bevuto sino all’intossicazione) e avrei dimenticato anche voi se voi non aveste pensato a far noto il vostro nome. Esso dopo alcun tempo mi è corso sott’occhio in qualche manifesto di commedia: un posto umile, ma comunque una posizione sociale ben determinata, cosa che non accade a tutti e specialmente alle donne. Ma, benchè mutate in meglio le sorti e datavi alla nobile arte del recitare, siete rimasta fedele alle vostre antiche abitudini; alle tagliatelle in ispecie.
Il cameriere del caffè X*** quando, o cara errante, ritornate in Bologna dopo qualche peregrinazione artistica, presenta a voi, che sedete placida fra i vostri compagni e compagne in guitterìa — di cui quivi è gran ritrovo — il piat-