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il trionfo di puccìn 265

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Trionfi di donna.djvu{{padleft:269|3|0]]lei corre a prendere il suo cestino e la sua pupa — spiegò la balia.

Ma gli occhi si arrossarono alla donna, in grande pianto. Lagrimava in segreto anche il balio, e Puccìn intanto imitava con le labbra il suono dei buffi del treno; e a quel suono il grosso cane balenava con le pupille iridate e balzava come per avventarsi contro il treno, (la ferrovia correva lì presso) ma nulla vedendo, s’era accosciato con le gambe davanti ritte, gli occhi interrogativi, la lingua fuori, davanti a Puccìn come per dire: «Ma ti sbagli, cara amica, il treno ora non passa!»

E Puccìn pur seguitava ad imitare i buffi del fumo.

***

Era una di quelle dolci mattine che a chi ben guarda e sente, sembrano un consiglio di pace che la terra e le piante danno agli uomini, quando Almerigo Crosio e Puccìn si trovarono soli nel treno.

— Vienci a trovare! — aveva detto la balia.

— Sì, vi verrò a trovare — aveva risposto gravemente Puccìn in piedi sul treno, come una reginella che rende omaggio ai vassalli.

Ma Piero Medici aveva scosso il capo e avea

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