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86 i trionfi di eva

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Panzini - Trionfi di donna.djvu{{padleft:90|3|0]]dalla pensione di quelli che pagano la retta intera!»

— Povero piccino! — fece allora Regina — come se lei fosse stata una mamma, e lui il giovanetto pauroso d’allora: e gli prese la mano.

Leo sentì la carezza di quelle due parole, e crollò le spalle come per buttar via la commozione che l’aveva vinto nel raccontare.

***

Nel prolisso racconto si erano dilungati in luogo solitario, sotto i tigli dove sul vespero vanno a spasso gli innamorati.

Il vento era calato; e le chiome dei tigli riposavano nella dolcezza della notte primaverile.

E Leo fu sorpreso di trovarsi solo a quell’ora tarda con quella donna presso di lui, che gli camminava a canto assai dolcemente, senza interrogare: con quella parola materna, soave come un balsamo sopra una ferita, con quella mano che fasciava di morbidezza pietosa la sua rozza mano: «Povero piccino!»

Sentiva anch’egli il turbamento e la passione del suo dolore insieme alla pietà per se stesso ora che con la parola aveva animate le memorie delle piccole, irrevocabili cose.

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