< Pagina:Parla una donna Serao.pdf
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
14 noi, che restiamo....

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Parla una donna Serao.pdf{{padleft:30|3|0]]con nuove e costanti opere, abbandonandoci a quella fiacchezza morale, che è la inimica maggiore? Vogliamo restare immoti e taciti, nella malinconica attesa di notizie, lasciando sfuggire ogni occasione di renderci utili al nostro paese, qui, in casa, ove si ha tanto bisogno di noi? Vogliamo lasciar deserte le officine, gli stabilimenti, le banche, i negozi, dandoci in preda a un pessimismo corrodente? E dopo le fatiche quotidiane, vogliamo che si chiudano, in segno di cordoglio, tutti gli alberghi, tutti i restaurants, tutti i caffè e tutti i teatri, perchè anche più lugubre si faccia l’aspetto delle città e perchè tutta la gente che vive di questo, perisca di fame! Ah noi non siano simili a Parigi, in Italia, a Milano e a Palermo, a Roma e a Napoli, a Torino e a Venezia, non siamo simili a quella Parigi, brillantissima e sbrigliatissima, piacevolissima e, diciamolo, viziosissima, che si era imposta all’altra Parigi, all’altra Francia, ove vi è tanta gente intelligente, buona, onesta! I nostri costumi sociali, le nostre consuetudini familiari, conservano, in Italia, quella correttezza e quella dignità che ognuno ci deve ri-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.