Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
“e stateve allegramente„ | 37 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Parla una donna Serao.pdf{{padleft:53|3|0]]turo, il figlio, non cangia l’appellativo materno della donna del popolo nostro: sia buono, sia cattivo, sia perverso, sia micidiale, questo figliuolo, sempre così lo chiamerà, sua madre: sia egli presso lei o lontano, sia in carcere o sotto le armi, uno solo, uno solo, è il grido materno della popolana nostra, il grido che sorge fra la gioia e fra le lacrime, il grido dì festa o di dolore, con le braccia tese, con l’anima tesa, nella parola, nella preghiera, nella lettera, il grande grido, sorto dalle viscere istesse della madre napoletana: «figlio mio bello!» Ah da mesi e, ora, cento volte, mille volte, ogni giorno, le povere stanze e le fredde soglie delle caserme, e i gradini dell’altare, hanno udito questa invocazione, ora sommessa e fremente, ora amorosa e convulsa, ora sospirosa e desolata, ora disperata, che i cuori materni, che le bocche materne hanno pronunciato, volte ai figliuoli, che eran per partire, che partivano: e i figliuoli napoletani, noncuranti di ogni altro dolore, di ogni altra tristezza, di ogni altro rammarico, solo alle madri davano conforto, fingendo di scherzare, fingendo di ridere, ma palpitando