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XIV.

E l’hai da sentì’ dì’ da chi c’è stato
Si ched’è la tempesta! So’ momenti,
Che, caro amico, quanno che li senti,
4Rimani a bocca aperta senza fiato.

Ché lì, quanno che er mare s’è infuriato,
Tramezzo a la battaja de li venti,
Si lui te pò, agguantà’ li bastimenti,
8Te li spacca accusì, com’un granato.

Eh!, cór mare ce s’ha da rugà’ poco...
Già, poi, dico, nun serve a dubitallo,
11Ma l’acqua è peggio, assai peggio der foco.

Perché cor foco tu, si te ce sforzi
Co’ le pompe, ce ’rivi tu a smorzallo;
14Ma l’acqua, dimme un po’, co’ che la smorzi?




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