< Pagina:Pascarella - Sonetti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
II.
Quanno stamo un ber po’ for de le mura,
Dice: — Passamo pe’ la scortatora.
— Ah, Nino, dico, si nun è sicura
4Bada che nun uscimo più de fora.
— Ma, dice, annamo, nun avé’ pavura:
Ce venni a caccia pe’ la Cannelora17. —
E annamo. Peppe mio, che fregatura!
8Stassimo pe’ la macchia un frego d’ora.
Sotto a le Capannelle de Marino
Trovassimo ’na fila de carretti,
11Che veniveno a Roma a portà er vino;
E a forza de strillaje li svejassimo,
Che dormiveno tutti, poveretti;
14E lì a lo scuro je lo domannassimo.
— 74 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pascarella - Sonetti.djvu{{padleft:80|3|0]]
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.