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dall’iliade di omero 17

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contro i troiani amatori di guerra; perchè vie più me
avvilirai; e non tanto la gioia del sangue t’esalti,
che nell’uccidere questi conduca verso Ilio gli Achei;
che dall’Olimpo qualcun degli dei, che son nati per sempre,
non s’attraversi: bene àmali Apollo che salva da lungi:
anzi rivòltati qua, dopoché tra le navi avrai messo
luce di vita, e nel piano a combattere lasciali loro.
Oh! se, nel nome di Giove, d’Atena, d’Apollo, pur fosse
che, quanti sono Troiani, nessuno fuggisse la morte,
e degli Argivi nessuno, campassimo solo noi due,
fino che a Troia da soli sciogliamo la benda di torri!„


i mirmidoni

Ecco che subito fuor si versavano, simili a vespe,
ch’hanno il vespaio nella via, che i fanciulli le irritano sempre,
sciocchi che sono, ed a molti procacciano un guaio comune;
che, se passando per lì passeggero che va per sua via
v’urta così, non volendo, le vespe con cuore di forti
svolano, ognuna davanti, a combattere per la sua prole:
tale i Mirmidoni l’impeto e l’animo avevano allora
che dalle navi sbucavano, e n’era un vocìo senza fine.


i cavalli dopo la morte dell’eroe

Essi così combattevano, e strepito rauco di ferro
sino alla volta di bronzo giungeva per il mobile azzurro.
  Ed i cavalli d’Achille già dalla battaglia in disparte,
pianto facevano, appena sentirono del guidatore
nel polverone caduto, sott’Ettore Morte-d’eroi.
Automedonte per vero, il gagliardo figliuol di Diore,

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