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A l’amante, è virtute
Ed è vera honestate
Quella che ’n bella donna
Chiami tù feritate.
Ma sia, come tu vuoi peccato, e biasmo
L’esser cruda à l’amante, hor quando mai
Ti fù cruda Amarilli?
Forse alhor, che giustizia
Stato sarebbe il non usar pietate,
E pur teco l’usai
Tanto, ch’à dura morte i’ ti sottrassi?
I’ dico alhor che tù frà nobil choro
Di vergini pudiche
Libidinoso amante
Sotto habito mentito di donzella
Ti mescolasti, e i puri scherzi altrui
Contaminando ardisti
Mischiar trà finti, ed innocenti baci
Baci impuri, e lascivi,
Che la memoria ancor se ne vergogna?
Ma sallo il ciel, ch’alhor non ti conobbi,
E che poi conosciuto
Sdegno n’hebbi, e serbai
Da le lascivie tue l’animo intatto?
Nè lasciai che corresse
L’amoroso veneno al cor pudico,
Ch’al fin non violasti
Se non la sommità di queste labbra.
Bocca baciata à forza,