< Pagina:Pastor fido.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pastor fido.djvu{{padleft:160|3|0]]

  Qual mansueto agnel meco ne venne.
  E, mentre i’ vò pensando
  Di ricondurlo al suo signore, e mio:
  Sperando far con dono à lui sì caro
  De la sua grazia acquisto;
  Eccolo apunto, che venia diritto
  Cercandone i vestigi, e qui fermossi.
  Caro Linco non voglio
  Perder tempo in narrarti
  Minutamente quello,
  Ch’è passato tra noi.
  Ma diro ben per ispedirmi in breve,
  Che dopo un lungo giro
  Di mentite promesse, e di parole
  Mi s’è involato il crudo
  Pien d’ira, e di disdego
  Col suo fido Melampo,
  E con la cara mia dolce mercede.
  Lin.Oh dispietato Silvio, ò garzon fiero
  E tu che festi alhor? non ti sdegnasti
  De la sua fellonia?
  Dor.Anzi come s’apunto
  Il foco del suo sdegno
  Fosse stato al mio cor foco amoroso
  Crebbe per l’ira sua l’incendio mio.
  E tuttavia seguendone i vestigi
  E pur verso la caccia
  L’interrotto camin continuando
  Non molto lunge il mio Lupin raggiunsi,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.