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  Ti sacra altari, e tempi.
  Ma che tempii diss’io? più tosto asili
  D’opre sozze, e nefande
  Per honestar la loro
  Empia dishonestate
  Col titolo famoso
  De la tua deitate.
  E tu sordida Dea,
  Perche le tue vergogne
  Ne le vergogne altrui si veggan meno
  Rallenti lor d’ogni lascioia il freno.
  Nemica di ragione,
  Macchinatrice sol d’opre furtive,
  Corruttela de l’alme,
  Calamità de gli huomini, e del mondo.
  Figlia del mar ben degna,
  E degnamente nata
  Di quel perfido mostro;
  Che con aura di speme allettatrice
  Prima lusinghi, e poi
  Movi ne’ petti humani
  Tante fiere procelle
  D’impetuosi, e torbidi desiri,
  Di pianti, e di sospiri,
  Che madre di tempeste, e di furore
  Devria chiamarti il mondo
  E non madre d’Amore,
  Ecco in quanta miseria,
  Tu hai precipitati

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