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E tu con queste ancor, m’anciderai.
Ti fui crudele, ed io
Altro da te che crudeltà non bramo.
Ti disprezzai superbo;
Ecco piegando le ginocchia à terra
Riverente t’adoro,
E ti cheggio perdon, ma non già vita.
Ecco gli strali, e l’arco;
Ma non ferir già tù gli occhi, ò le mani,
Colpevoli ministri
D’innocente voler, ferisci il petto,
Ferisci questo mostro
Di pietate, e d’Amor aspro nemico
Ferisci questo cor, che ti fu crudo:
Eccoti il petto ignudo.
Dor.Ferir quel petto Silvio?
Non bisognava agli occhi miei scovrirlo,
S’havevi pur desio, ch’io tel ferissi.
O bellissimo scoglio
Già da l’onda, e dal vento
De le lagrime mie, de’ miei sospiri
Sì spesso in van percosso,
È pur ver, che tu spiri
E che senti pietate? ò pur m’inganno?
Ma sij tu pure ò petto molle, ò marmo,
Già non vò, che m’inganni
D’un candido alabastro il bel sembiante,
Come quel d’una fera
Hoggi ingannato hà il tuo signore, e mio.