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(Parlano Iasone e Mélita).
iasone Spalanca pure la cortina, Mélita; sento la brezza che la gonfia. In un mattino come questo anche Iasone vuol vedere il cielo. Dimmi il mare com’è; dimmi che accade sull’acqua del porto.
mélita O re Iasone, com’è bello di quassú. Le banchine sono fitte di gente: una nave s’allontana in mezzo alle barche. È cosí limpido che si riflette capovolta. Tu vedessi le bandiere e le corone; quanta gente. Stanno perfino arrampicati sulle statue. Ho il sole negli occhi.
iasone Saran venute anche le tue compagne, a salutarli. Le vedi, Mélita?
mélita Non so, vedo tanti. E i marinai che ci salutano, piccini, attaccati alle funi.
iasone Salutali, Mélita, dev’essere la nave di Cipro. Passeranno dalle tue isole. E con la fama di Corinto e del suo tempio, parleranno anche di te.
mélita Che vuoi che dicano di me, signore? Chi vuoi che nelle isole si ricordi di me?
iasone I giovani hanno sempre chi li ricorda. Si ripensa volentieri a chi è giovane. E gli dèi, non sono giovani? Per questo tutti li ricordiamo e li invidiamo.
mélita Li serviamo, re Iasone. E anch’io servo la dea.
iasone Ci sarà pure qualcuno, Mélita, un ospite, un marinaio, che sale al tempio per giacersi con te, non con al-