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note ai testi 203

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Gli studi in questione furono poi tradotti e pubblicati nella «Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici»: Paula Philippson Ori — gitii e forme del mito greco, a cura di Angelo Brelich, prefazione di Ernesto De Martino, Torino 1949.

Il fiore (28 febbraio — 2 marzo 1946).

La belva ( 18-20 dicembre 1943 ).

Lo straniero, il «dio viandante», è Ermete; così è designato nella colonna «Dèi» della tabella «Chi parla» (vedi sopra).

Un foglio, evidentemente precedente alla prima stesura, reca una serie di battute staccate da utilizzare in questo dialogo:

— Mi guarda così dolce, ma per le altre cose ha un sorriso, un lampo, un impietramento crudele. Ah il giorno che mi darà quell’occhiata!

— lo so che non sono bello, non dico per questo. Io tremo a esser stato scelto.

— l’ho detto a te, come a straniero e passante, sei un poco divino. str.: Bada, tu conosci la leggenda di quel (pastore) (l’indiscreto) (Atteone)...?

— Cercato i corni (? parola incomprensibile) delle capriuole.

— Mai conosciuto persona che fosse molte cose insieme, le portasse con sé? Lei le porta e le è.

— Quel giorno sarò sangue sparso davanti a lei, sarò (boccone nelle fauci) (carne nella bocca) del cane che accarezzo e che fisso severo quando fallisce il balzo.

— Come sopporti cose tali, Endimione?

La battuta del sangue sparso in una prima stesura era posta piú avanti, e attribuita allo straniero. Dopo: saprai perché ti ha risparmiato il suo sorriso, seguivano queste battute, probabilmente come finale del dialogo:

end.: Ma l’ho veduto. È terra e cielo.

str.: Endimione, è la morte. Quel giorno sarai sangue sparso, sarai carne nella bocca del cane che lei nutre e accarezza.

end.: Questo chiedo e farò. Dimmi, straniero.

Schiuma d’onda (12-19 gennaio 1946).

Da una copia dattiloscritta, in margine alla battuta di saffo: Lo so, Britomarti, lo so. Ma le hai seguite nel loro cammino? Ci fu quella ecc., VA. ha segnato a matita i nomi delle donne sventurate di cui vie-
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