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25 agosto. (a Pavone)

Quando racconti storielle o fatti, t’intrichi sempre e non sai scegliere: vorresti dire tutto: sfiducia nell’arte, speranza che accumulando ogni particolare ti riesca detto anche quello buono, che farà il point.

Ciò che piú ti è nemico, è credere all’epoca felice preistorica, all’Eden, all’età dell’oro, e credere che l’essenziale fosse già tutto detto fin dai primi pensatori. Le due cose ne fanno una sola.

30 agosto.(a Gressoney)

Amore è desiderio di conoscenza.

31 agosto. (a Gressoney)

Da bambino s’impara a conoscere il mondo non — come parrebbe — con immediato e originario contatto alle cose, ma attraverso i segni delle cose: parole, vignette, racconti. Se si risale un qualunque momento di commozione estatica davanti a qualcosa del mondo, si trova che ci commuoviamo perché ci siamo già commossi; e ci siamo già commossi, perché un giorno qualcosa ci apparve trasfigurato, staccato dal resto, per una parola, una favola, una fantasia che vi si riferiva. Naturalmente a quel tempo la fantasia ci giunse come realtà, come conoscenza oggettiva e non come invenzione. (Giacché che l’infanzia sia poetica è soltanto una fantasia dell’età matura. Cfr. 25 maggio).

4 settembre. (a Gressoney)

Si desidera fare un’opera che stupisca per primi noi stessi. (Cfr. 4 maggio).

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