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1948
1° gennaio.
Mattinata romana di sole sulla terra e sull’acqua, frizzante, sapida, viva. Un Capodanno mai visto. Seguirà un anno spaventoso?
Al 3 operazione, che mi darà nuova pace. Nel ’47 non ho scritto niente (qualche dialogo e inizio romanzo). Non ho fatto niente. Sono usciti i due libri. Sono stato a Roma e al mare, sempre svelto, sempre un poco affannato. Paura o prurito?
Ma che giornata, oggi. Non sembra Torino. È un inverno piú strano del ’43-’44. Sembra una città nuova in cui si arriva la mattina dal treno, e si sa che si girerà si vedrà si vivrà. Una città sul mare col sole che schiara gli ultimi piani delle case, dei palazzi, e le colline aperte.
10 gennaio.
La tua esigenza di conservare alla parola la sua linea parlata, la sua legittimità espressiva, la sua materialità. Giacché l’arte non è altro che lo sfruttare la materialità dei mezzi (suoni, marmi, colori ecc.) per cavarne espressione, senza violare le leggi di questa materialità. Il linguaggio è soggetto a una sintassi, a una coerenza grammaticale, insomma a una tradizione — come i suoni a rapporti matematici, le pietre a esigenze di gravità, e i colori a rapporti cromatici. Ecco perché respingevi d’istinto le parolibere futuriste.
L’incosciente per l’incosciente, la forma oscura e allusiva che dovrebbe rendere le folgorazioni subconsce (automatiche), che cos’hanno di diverso dalle vecchie norme dell’arte imitatrice della natura? Sono un adeguarsi della coscienza al suo oggetto...