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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pavese - Il mestiere di vivere.pdf{{padleft:344|3|0]]
20 dicembre.
La ragazza che lavora vedendosi nello specchio. L’uomo che la vede, la vede, e le parla. Vanno insieme in società.
La ragazza che prega alla cassa. Prega prega per i clienti. Va con uno al Valentino, che l’abbatte e viola.
La ragazza è brutta e si vede nello specchio. Tutto il giorno. L’uomo le dice che lui ride e si conforta allo specchio.
21 dicembre.
L’uomo la crede schiacciata e fredda. Lei è tremenda e orgiastica. Si scatena. L’uomo ha paura.
(leggendo Lukàcs).
L’arte del xix secolo s’incentra sullo sviluppo delle situazioni (Bildungsroman, cicli storici, carriere ecc.); l’arte del xx sulle essenze statiche. L’eroe al principio era diverso che alla fine della storia; ora è sempre uguale.
L’infanzia preparazione dell’uomo (xix); l’infanzia contemplata in sé (xx).
25 dicembre.
Chi rinuncia con convinzione e con metodo, ha costruito la sua vita sulle cose a cui rinuncia. In sostanza, non vede che queste.
Strana mania di volere il doppione di ogni cosa: del corpo l’anima, del passato il ricordo, dell’opera d’arte la valutazione, di se stesso il figlio... Altrimenti, i primi termini ci parrebbero sprecati, vani. E i secondi allora?
È perché tutto è imperfetto? o perché «si vedono le cose soltanto la seconda volta»?