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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pavese - Il mestiere di vivere.pdf{{padleft:375|3|0]] star con me. Le notti di Cervinia, le notti di Torino. È una ragazza, una normale ragazza. Eppure è lei — terribile. Dal profondo del cuore: non meritavo tanto.

20 marzo.

Mon coeur reste encore à toi. Frase di degnazione da maggiore a minore. Perché rallegrarsi tanto? È chiaro che son io il beneficato. Echomai ouch echo. Come possedere senza esser posseduto? Tutto dipende da questo.

Dai discorsi di stasera (con la P.) risulta chiaro che io «sono posseduto» perché mi godo la parte interessante dell’uomo posseduto. Devo godermi quella impassibile del padrone. Sarò piú amato. Soltanto cosí sarò amato. Ma c’è ancora gusto? Tutte le volte che ho posseduto io, non ci ho provato gusto (***, ***, ecc.). Vecchia storia.

Bisogna esser posseduto senza dimostrarlo. È possibile farlo con la «saggia rassegnata comprensione»?

21 marzo.

Giornata dura. Situazione internazionale, situazione italiana di latente guerra civile, voci varie di reazione atomica a catena per aprile. Tutto tende a separarmi da lei, a rimandarla in America, a bloccare Roma, a sbaraccare tutto.

Soffrivo cosí prima? Sií, allora soffrivo per la paura di morire. Ora, per quella di perderla. È sempre un soffrire. Rassegnati. Stoicismo, questo conta. Si fractus illabatur orbis...

22 marzo.

Nulla. Non scrive nulla. Potrebbe esser morta.

Devo avvezzarmi a vivere come se questo fosse normale.

Quante cose non le ho detto. In fondo il terrore di perderla ora, non è l’ansia «del possesso» ma la paura di non poterle piú

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