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E non si apre il campo a un’altra durevole tortura, ricordando che la persona feritrice non è fatua, oziosa e leggera? Ricordando che essa è solitamente seria, comprensiva, tesa, e che soltanto nel mio caso ha scherzato?
Non solo quella persona non soffre il rimorso di avere straziato me in particolare, ma si sente divertita proprio nel mio caso particolare. Non ci sarebbe che un modo di trovare umana la situazione, ed io mi sento nella situazione opposta. Sempre piú bello.
25 aprile.
Quest’oggi, niente.
26 aprile.
C’è poi anche il tipo che, piú cade a terra e dovrebbe pensare soltanto a rialzarsi, piú lui pensa a volare e se n’esalta. È anzitutto il gusto dei contrasti e l’abitudine di contemplarsi. Nessuno che non abbia il vizio di guardare a sé come a un altro — un importantissimo altro — può durante il dolore o la preoccupazione esaltarsi invece nel piacere e nella libertà.
Un uomo che ha vissuto dodici anni con un ideale — tanto piú se inconfessato —, quando viene il risveglio, si trova inevitabilmente compromesso col suo carattere e non sfugge piú all’abitudine di quell’ideale. Ora, tra le molte cose mostruose, bruttissima è l’abitudine di un ideale. E da tutto ci si corregge, non da questo. Potrà provare a mutare la direzione all’ideale, non altro.
Fortuna che di tutte le abitudini spirituali — passioni, deformazioni, compiacenza, serenità, ecc. — l’unica che sopravvive ai giorni è la calma. Tornerà.
Bisogna andare adagio a comunicare le scoperte psicologiche di perversità potenti a chi ignorava di essere tale; perché la prima vittima ne sarà lo scopritore veritiero. La vecchia storia del toro di Perillo.