< Pagina:Penombre.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

alla poverella della chiesa 115

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Penombre.djvu{{padleft:117|3|0]]


Come gli affreschi rosi e scolorati,
  Come i fior che i devoti han condannati

A intisichir di noia e di fetore
  16Fra le candele dell’altar maggiore;

Come tutto che langue, o manca o fugge,
  Tutto che il tempo invola, e l’uom distrugge,

O vecchia cieca tu sei sacra e buona,
  20E ben giri quaggiù la tua corona.

Elemosina a lei che a mane e a sera
  Vaga in sogni di fame e di preghiera.

Chi, contemplando i mistici destini,
  24Ama gli astri del ciel nei fiorellini;

Chi sente, al mar dei secoli curvato,
  L’avvenir ricongiungersi al passato;

Chi abbandona, oltre il mondo, il crocefisso,
  28Non entra in chiesa, ma ti guarda fisso,

E l’ignoto Signor nel tuo lo vede
  Occhio pieno di morte, e pien di fede.

Elemosina a lei, la poverella
  32Che un dì fu bionda, giovinetta e bella.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.