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profanazioni 159

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Ma, l’ultimo bacio, coll’ultima tazza,
  Versato sul crine di un’ebra ragazza,
  15Io stavo cogli occhi rivolti a un stuolo
  Di larve leggiere che andavano a volo;
  Sorgeano, svanivano, cantandomi allato,
  Cantandomi i canti del tempo passato.

— Rammenti? Rammenti? — dicevano insieme,
  20Poi tutte mutavano le sillabe estreme:
  — Io sono la coltrice del letto infantile... —
  — E noi siam le gioie dei giorni d’aprile... —
  — Son io la locanda dei queti villaggi... —
  — Io son la valigia dei garruli viaggi... —

25— Rammenti?... la cattedra son io della scuola... —
  — Io son del giardino la memore aiuola... —
  — Noi siamo le cabale dell’alta lavagna... —
  — Noi siam le domeniche passate in campagna... —
  — E noi dell’inverno le notti vegliate... —
  30— E noi, noi le vergini dal cielo invocate! —

— Rammenti?... Rammenti?... la seggiola io sono,
  La seggiola bella, più bella di un trono,
  In cui dietro l’umile cortina distesa,
  Fra i vaghi riflessi che veggonsi in chiesa,
  35La candida infanzia capì la madonna,
  La buona, la santa, la povera nonna! —

Oh angosce, oh trasporti dell’anima mia!
  E i sogni sfumavano, la nenia svania....
  La tavola piena di trilli argentini
  40Ridea col profumo dei fiori e dei vini;
  E Nina, una fragile dal senno maturo,
  Parlava dei baffi di un capo-tamburo!

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